"Ha il volto di un Gesù crocifisso dieci volte e sembra più vecchio dei suoi 34 anni. Le sue labbra sono sempre piegate in una smorfia amara, sulle guance si affondano già alcune rughe, e i suoi occhi sono due pozze di malinconia. O di rabbia? Anche quando ride, non credi al suo ridere. Del resto è malato. La salute la perse, assieme alla gioventù, il giorno in cui fu legato per la prima volta al tavolo delle torture e gli dissero: "Ora soffrirai tanto che ti pentirai d'essere nato". Ma non si pente d'essere nato: perché è uno di quegli uomini che sanno come spendere la propria vita. Uno di quegli uomini per cui anche morire diventa una maniera per vivere. Né le sevizie né il carcere l'hanno domato. (...) E' Alexandros Panagulis, Alekos per gli amici e per la polizia, l'autore dell'attentato che per un pelo, cinque anni fa, non costò la vita a Papadopulos. Per questo attentato fu condannato a morte: pena da lui stesso sollecitata alla fine di un discorso che, per due ore, tenne col fiato sospeso gli stessi giudici. Non lo giustiziarono per farne un'eroe. E va da sé che lo divenne ugualmente: col suo comportamento, col suo coraggio, con la sua dignità. Ormai tutti sanno chi è Panagulis. Conoscono perfino le sue poesie, tradotte in decine di lingue. In carcere, dove ottenere una matita e un pezzo di carta era impresa quasi impossibile, è diventato poeta. Prima era uno studente di ingegneria innamorato delle scienze esatte. Se non lo ammazzeranno, e non lo rimetteranno in gabbia, se saranno davvero capaci di sopportare il suo amore disperato per la libertà, se il fisico non risulterà minato dalle sofferenze, sentiremo parlare ancora di Alekos Panagulis. L'intervista che segue è stata fatta giovedì 23 agosto, due giorni dopo la scarcerazione, nella sua casa di Atene."
(da un articolo di Oriana Fallaci per l'Europeo - 1973)
IL PERCORSOe tre indietro di nuovo mille volte lo stesso percorso Seimila passi La passeggiata di oggi mi ha stancato Forse perché misuravo i passi Ora sto fermo ma domani comincerò a camminare all'inverso (La varietà abbellisce la vita!) E un'altra cosa penso: se faccio i passi più corti quattro a quattro potrò misurarli Sì l'ho pensata bene Il percorso diventerà più bello... Brani tratti dalle poesie di Panagulis arrangiati da Ennio Morricone (dall'album "Non devi dimenticare") A MIO FRATELLO |
Alekos Panagulis alla scarcerazione nell'agosto del '73 SORPRESEun biglietto per la morte e viaggio ancora In certi momenti ho creduto d'essere giunto alla fine del viaggio Mi sbagliavo Erano solo imprevisti del cammino "Sembra una poesia" dissi. "Lo è. Una veccia poesia scritta a Boiati due anni fa, quando scadde il termine per fucilarmi. Tre anni durava quel termine." " Ma è una poesia triste!" "Ogni proroga è triste quando sai che è una proroga." (Oriana Fallaci - Un uomo) PER TERisorgono E mi portano ancora una volta alla vita Settembre 1973 COMUNE IL SANGUECatene legano le mani mano destra e mano sinistra le hanno unite insieme le catene Insieme soffrono insieme aspettano insieme tentano Mano destra e mano sinistra nella lotta unite Mani del popolo per questo legate Con lo stesso peso le catene feriscono le due mani Comune il sangue il colore della vita il principio del fuoco il fondamento della lotta (Questa poesia è stata scritta nel sogno dell'unità di tutte le forze contro la dittatura) GiuramentiDal buio sono usciti come ombre e nel buio si sono riperduti Ma non sono ignoti Noi tutti li conosciamo Le loro armi hanno sputato fuoco su un inerme sul corpo di un combattente Hanno gettato i semi della morte Ma è sbocciata l'ira Il martellare degli spari è diventato messaggio è diventato fanfara è diventato comando Ha partorito nuovi giuramenti giuramenti che essi hanno ascoltato abbracciati ai singhiozzi Giuramenti che sveglieranno le Erinni addormentate Sì amico sì fratello le Erinni si sono svegliate e resteranno insonni fino all'ora del santo processo (Un giuramento invece di fiori per l'eroe Polikarpos Gheorgadis assassinato dalla banda degli spergiuri. Panagulis al processo nel '68 LE PRIGIONIAnima prigioniera del corpo Corpo prigioniero della vita Anima prigioniera del corpo Corpo prigioniero della vita Vita prigioniera del tempo Lo spirito che fugge di prigione in prigione di nuovo cadrà Ed è soltanto il corpo che ha amato la sua prigione Come evitare la morte allora? Vita prigioniera del tempo Lo spirito che fugge di prigione in prigione di nuovo cadrà Ed è soltanto il corpo che ha amato la sua prigione Come evitare la morte allora? LA NOSTRA VITALa memoria dolore Morte l'oblìo Un soffio la vita Soffio che porta ai nostri orecchi voci di amici morti Soffio che ci accompagna e in ogni istante ci ricorda i giuramenti I giuramenti e la mèta Dentro il soffio il ricordo soffio di vita E la nostra vita dentro il dolore accanto alla morte "A un certo punto la stanchezza di vivere torna,anima e corpo s'allentano nella rassegnazione che guarda all'indietro:guizzi involontari gli slanci, gli urli,le superdomande che non rivolgerai.Lo dice anche la poesia che scrivesti quella notte...(...) Eccola,su quattro foglietti del tuo block-notes. Che calligrafia convulsa,alterata.Di verso in verso diventa più alterata, quasi che tenere la penna in mano ti costasse una fatica terribile." COME ANDAVANO I POETICome andavano girando nel passato i poeti e come declamavano le loro verità verità vestite di belle parole dai racconti battezzate così andavo girando anch'io in luoghi sconosciuti ma belli al pari dei nostri e volevo credere che non voltavo le spalle al mondo Non viaggio io parlo a me stesso pei boschi i monti le valli non viaggio io sono le campagne che corrono e il mio ricordo legato agli amici che in qualche posto stavano aspettando di vedermi sbucare all'improvviso ai giorni lontani in cui con la sola forza dei sogni costruivamo speranze e il dolore ci accompagnava ovunque sempre Alberi montagne vallate viaggiano ed io legato a loro che soffrivano perchè soffrivo che piangevano perchè piangevo che invocavan sbarre perchè ero dietro le sbarre Solo Sono trascorsi anni e io senza dimenticare il dolore ma senza diventare ingiusto a rievocarlo per le stesse strade vo camminando strade che soltanto chi ha sofferto conosce e la mia cella anelo con nostalgia se penso che in quei giorni davo qualcosa che tutti capivano E quando penso a quello che so che accade ora ora più di allora senza che gli altri riescano a capirlo neanche a intuirlo dico: la mia fine verrà nel modo in cui vogliono coloro che hanno il potere. 28 Aprile 1976 L'avrei trovato quarant'otto ore dopo sotto il tuo guanciale, insieme a un quinto foglio su cui avevi trascritto le parole che Socrate dice prima di darsi la morte. "E' giunta l'ora di andare. Ciascuno di noi va per la propria strada:io a morire,voi a vivere. Che cosa sia meglio Iddio solo lo sa". |
BIBLIOTECALa nostra più grande biblioteca(sono milioni di libri scarseggiano i lettori) si arricchisce sempre di più Alle opere più antiche si aggiungono pagine e pagine (di vite non concluse, lo vedete) Mentre volumi nuovi vanno a posto sugli scaffali nuovi libri si scrivono da sistemare anch'essi La nostra più grande biblioteca Tutti vi abbiamo un posto ma non come lettori come testi scritti solamente I lettori sono pochi Sempre gli stessi Quelli che un giorno bruceranno con lei (Ricordando gli schedari della polizia su tutti i greci che sono contro la dittatura .) ITACAQuando sbarcasti a Itacache tristezza avrai provato, Ulisse! Altra vita avevi dinanzi perché arrivare tanto presto? Senza più scopo restavi da grande diventavi piccolo "Se Itaca fosse più lontana" credo che tu mormorassi e una nuova Itaca non volesti cercare per paura di giungere anche là troppo presto Dovevi cercare all'inizio un'Itaca tutta diversa un'Itaca bella e lontana che a raggiungerla non ci prova un uomo soltanto Questa non era la tua perché tu solo la desideravi Se fu vista da tanti così bella il merito è d'Omero 4 TRISTICIUno sulle nuvolel'altro sulla terra Chi sta meglio? Una goccia di pioggia è giunta alla terra È questo che voleva? Un fiore è tagliato e la terra è diventata più povera Nelle gioie e nelle tristezze uccidiamo fiori Ma perché? STRADE SPORCHESporche le strade denso il buioe quando chiediamo di trovare la luce fiammate d'inferno balzano dinanzi a noi Quando cerchiamo una goccia d'acqua fiumi di lava si spandono intorno a noi Il passo diventa più veloce speranze e dilemmi a ogni incrocio le piaghe aperte come se volessero dare qualche opinione anche loro Opinione che ancora non hanno dato (o forse non l'abbiamo udita) Quando infine scegliamo una strada anch'essa chiusa nel buio e non abbiamo più speranza lo so ecco ancora un bivio sul nostro cammino Lo sbaglio dev'essere avvenuto in passato in un passato molto lontano quando ci riempivano di ferite per gettarci nelle strade sporche Quelle che ancora percorriamo MEMORIA - ANNIVERSARIOCome i rami degli alberiascoltano i primi colpi dell'ascia così quella mattina i comandi giungevano ai miei orecchi Nella stessa ora vecchie memorie che credevo morte m'inondavano il pensiero simili a singhiozzi laceranti del passato per un domani che non sarebbe giunto La volontà quella mattina era soltanto augurio La speranza anch'essa si perdeva ma neanche un momento ero pentito Il plotone poteva aspettare (Il 21 novembre 1968, di mattina, avevano preparato il plotone di esecuzione per fucilarmi a Egina. Nella cella dei morituri ascoltavo gli ordini degli ufficiali, legato e aspettando...) SCHIAVI E TIRANNIUrli di tiranniche arrochiscono ovunque suonano Evviva di schiavi pei tiranni che risuonano Vita che se ne va sangue che scorre dolore che rimane nei cuori di coloro che ancora vivono Dentro questi cuori nascono le Erinni Dentro questi cuori ingigantiscono e aspettano Schiavi e tiranni le Erinni il sangue che scorre non lo dimenticano Schiavi e tiranni avete la stessa colpa che ritarda la rinascita della libertà Schiavi e tiranni piangerete insieme quando verrà l'ora della libertà (Ascoltando gli altoparlanti del carcere inneggiare alla dittatura.) IL TUO DESTINOl'insegnamento grido d'esortazione In ogni domani la visione sempre piena di promesse Oggi in ogni oggi la lotta Così sei andato avanti Così andrai avanti Questo è il tuo destino (Durante uno sciopero della fame) CAMPANENo campane tonantinon chiamate gente in chiesa Chiamate soltanto perché vengano quelli che non vollero dèi da venerare coloro che pensarono forse di trovare Dio più tardi e hanno sputato sulle formule (concime d'incoscienza di molti) per le quali oggi il mondo trabocca Farisei Solo quando essi saranno assieme nuove campane si udranno messaggi di speranza fatta per distruggere le chiese che vogliono dividere gli uomini Solo allora campane tonanti come nelle favole ci parlerete del passato e non di dèi che il tempo demolì Ci parlerete solo di uomini e di dolore SENZA TITOLOI tuoi seni uguali a ferite(gocciolano sangue) e per corsetto portano garze Guardi noi (i tuoi occhi uguali a ferite) e noi ci allattiamo col tuo sangue (Durante uno sciopero della fame.) TRISTICOE se la notte non c'èla stanchezza porterà l'oscurità Chiusi nel sonno sono gli occhi L'ABBIAMO TROVATAfacemmo mangiare E così viviamo Dentro la nostra sete cercammo la rugiada Non lo crediate strano l'abbiamo trovata! (Durante uno sciopero della fame) Pag 1 Pag 3 |