Biblioteca
Campane
Come andavano i poeti
La nostra vita
L'abbiamo trovata
ALTRE POESIE (1)
Il percorso
Per te
Strade sporche
Comune il sangue
Memoria - anniversario

Alekos Panagulis

Itaca
Giuramenti
Schiavi e tiranni
Il tuo destino
4 tristici

A mio fratello
Le prigioni
Senza titolo
Scene dell'inferno
Tristico
Sorprese
ALTRE POESIE (3)

"Ha il volto di un Gesù crocifisso dieci volte e sembra più vecchio dei suoi 34 anni. Le sue labbra sono sempre piegate in una smorfia amara, sulle guance si affondano già alcune rughe, e i suoi occhi sono due pozze di malinconia. O di rabbia? Anche quando ride, non credi al suo ridere. Del resto è malato. La salute la perse, assieme alla gioventù, il giorno in cui fu legato per la prima volta al tavolo delle torture e gli dissero: "Ora soffrirai tanto che ti pentirai d'essere nato". Ma non si pente d'essere nato: perché è uno di quegli uomini che sanno come spendere la propria vita. Uno di quegli uomini per cui anche morire diventa una maniera per vivere. Né le sevizie né il carcere l'hanno domato. (...) E' Alexandros Panagulis, Alekos per gli amici e per la polizia, l'autore dell'attentato che per un pelo, cinque anni fa, non costò la vita a Papadopulos. Per questo attentato fu condannato a morte: pena da lui stesso sollecitata alla fine di un discorso che, per due ore, tenne col fiato sospeso gli stessi giudici. Non lo giustiziarono per farne un'eroe. E va da sé che lo divenne ugualmente: col suo comportamento, col suo coraggio, con la sua dignità. Ormai tutti sanno chi è Panagulis. Conoscono perfino le sue poesie, tradotte in decine di lingue. In carcere, dove ottenere una matita e un pezzo di carta era impresa quasi impossibile, è diventato poeta. Prima era uno studente di ingegneria innamorato delle scienze esatte. Se non lo ammazzeranno, e non lo rimetteranno in gabbia, se saranno davvero capaci di sopportare il suo amore disperato per la libertà, se il fisico non risulterà minato dalle sofferenze, sentiremo parlare ancora di Alekos Panagulis. L'intervista che segue è stata fatta giovedì 23 agosto, due giorni dopo la scarcerazione, nella sua casa di Atene."

(da un articolo di Oriana Fallaci per l'Europeo - 1973)

IL PERCORSO

Tre passi in avanti
e tre indietro di nuovo
mille volte lo stesso percorso
Seimila passi
La passeggiata di oggi
mi ha stancato
Forse perché
misuravo i passi
Ora sto fermo
ma domani
comincerò a camminare all'inverso
(La varietà abbellisce la vita!)
E un'altra cosa penso:
se faccio i passi più corti
quattro a quattro potrò misurarli
Sì l'ho pensata bene
Il percorso diventerà più bello...





Brani tratti dalle poesie di Panagulis arrangiati da Ennio Morricone (dall'album "Non devi dimenticare")



A MIO FRATELLO
TENENTE GIORGIO PANAGULIS

Stasera tu di nuovo
nel mio pensiero
e semino versi
forse senz'arte
ma non ha importanza
Poiché sono veri
questo solo per me
ha significato

Ricordi fratello
quando giocavamo ragazzi
con fucili di legno
picchiando i cattivi
chiedendo
di rompere catene
che a quel tempo ancora
non conoscevamo

Ricordi come correvamo nei campi
come amavamo
gli animali e i fiori
come giocando
con figure di carta
tentavamo
di far parere il mondo più bello

Ricordi fratello mio
come amavamo il mare
simili il mare e l'anima
(così credevamo)
per questo adoravamo
la sua infinitezza
e la sua furia
E la castità
della sua schiuma
Poi nelle spiagge
cercavamo il sole
che ci abbracciava

Avresti mai creduto fratello
che per vedere il sole
ora devo chiudere gli occhi
Sì fratello mio
per me il sole ora
non è che ricordo
Il ricordo a cui
do vita con occhi chiusi
risuscitando
tanti sogni che facevamo

Tenta anche tu fratello
di vedere i nostri sogni
nuovamente
come li vedevamo insieme
Litigheremmo assai spesso
per semplici inezie
e tu e io
avremmo ragione
Così o non così
sarebbero belli lo stesso
i nostri litigi

Noi non ci accorgevamo fratello
che accanto a noi
fabbricavano catene
per questi sogni
E come potevamo accorgercene?
Noi seminavamo amore
dappertutto vedevamo amore
Noi vivevamo nella luce
loro lavoravano nel buio

Tanti ricordi fratello
ognuno è adesso per me
il volto che avevi allora
Sì fratello mio
ogni momento del tuo volto
è ricordo
e fra quei momenti
solo una differenza
questa che il tempo
segna sul corpo

Eravamo fratelli, fratello
ma anche amici
amici e fratelli
e non insultavamo
il nostro amore
adornandolo di parole
Il grigiore di ogni giorno
le solite piatte parole
le parole quotidiane
gli scarni gesti della vita
e quelle nostre rabbie
e il silenzio
parlavano chiaramente d'amore
Sì fratello
lo sentivamo tanto bene
ed eravamo così sicuri
che la gioia dell'amore
era per noi abitudine

Nel trascorrere del tempo era venuta
anche quella primavera
piena di luce e di speranze
come ogni primavera
Ma ce l'ammazzarono
Traditori prostituti vigliacchi
pallide lucciole
credevano di poter prendere
il posto del sole
E s'è spento il sole fratello
è piombato il buio
Nel buio il delitto
chi dunque lo vedrà?
Dentro la nuvola
che tutti ci avvolge
l'uno come troverà l'altro?
Che strada imboccheremo?
Che strada io
che strada tu
dove ci ritroveremo?

Molte le strade
che con facilità
uno percorre
E questo lo sapevi
quando è venuta l'ora
che tutto avvolge
in densa oscurità
Ma tu onesto
hai scelto
la salita del Golgota
Ti trovavi nel paese
che un tempo era calpestato
dal piede divino
Laggiù camminavi
e laggiù soffrivi
come ho saputo
I Magi non esistono più
non li hai trovati
questo lo so
Ma nemmeno pastori
esistono più
da quelle parti?
Non hai trovato presepi
dentro cui entrare
per riposarti?
Allora chi
infine potevi
incontrare?
Colui che un tempo
hai adorato
credendolo Dio?
Colui che dopo
hai amato ancora
quando l'hai scoperto uomo?
Colui che un tempo
voleva cambiare
questo mondo?
Colui che soffriva
perché negava
sempre l'odio?
Colui che fu tradito
da coloro che amava
e messo in croce?
Colui da cui saresti accorso
come un Simone
per aiutarlo?
Hai incontrato lui
o coloro che lo crocifissero?
Lo so fratello
non rispondi
La tua risposta
è ora il tuo silenzio
E il loro castigo
è la loro vergogna per sempre
La vergogna d'aver accettato
di offrirti ai boia
in regalo

Memorie di Auschwitz
e di Dachau
ombre di ebrei
che lentamente vi scioglievate
dentro la paura
Voi per cui tutti nel mondo
piangevamo le lacrime
che vi hanno dato
di nuovo una patria
abbiate ora vergogna
Certi vostri figli
non meritano
d'avere una patria

Quelli che dubitano
dovrebbero vivere
gli istanti in cui
i boia credevano
che fosse arrivato
nelle loro mani il regalo
E allora vedrebbero
risorgere le SS
come fantasmi
danzanti
intorno alla vittima

Ancora fratello mio
in questa lotta
che incominciammo allora
al buio nero
col sangue chiediamo
di farci luce
Il sole splende
per consolare di nuovo
per far sbocciare fiori
sulla nostra terra, di nuovo
Il dolore arriva prima
per coloro che hanno saputo
trattenere le lacrime
negli occhi asciutti

Ma il destino di quelli
che accaniti chiedono
mondi più belli
non muterà fratello
Le lacrime infinite
che ancora negli occhi
di loro zampillano
stagnano come un balsamo
nelle ferite degli altri

Questo è anche il tuo destino fratello
questo è anche il nostro destino
e non lo bestemmiamo
Questo è il nostro destino
e noi lo amiamo












Alekos Panagulis alla scarcerazione nell'agosto del '73

SORPRESE

Ho guadagnato una vita
un biglietto per la morte
e viaggio ancora
In certi momenti
ho creduto d'essere giunto
alla fine del viaggio
Mi sbagliavo
Erano solo imprevisti
del cammino


"Sembra una poesia" dissi. "Lo è. Una veccia poesia scritta a Boiati due anni fa, quando scadde il termine per fucilarmi. Tre anni durava quel termine." " Ma è una poesia triste!" "Ogni proroga è triste quando sai che è una proroga."

(Oriana Fallaci - Un uomo)


PER TE

Parole d'amore dimenticate
Risorgono
E mi portano ancora una volta alla vita

Settembre 1973


COMUNE IL SANGUE


Catene legano le mani
mano destra e mano sinistra
le hanno unite insieme le catene
Insieme soffrono
insieme aspettano
insieme tentano

Mano destra e mano sinistra
nella lotta unite
Mani del popolo
per questo legate

Con lo stesso peso le catene
feriscono le due mani
Comune il sangue
il colore della vita
il principio del fuoco
il fondamento della lotta

(Questa poesia è stata scritta nel sogno dell'unità di tutte le forze contro la dittatura)




Giuramenti


Dal buio sono usciti come ombre
e nel buio si sono riperduti
Ma non sono ignoti
Noi tutti li conosciamo

Le loro armi
hanno sputato fuoco su un inerme
sul corpo di un combattente
Hanno gettato i semi della morte
Ma è sbocciata l'ira

Il martellare degli spari
è diventato messaggio
è diventato fanfara
è diventato comando

Ha partorito nuovi giuramenti
giuramenti che essi hanno ascoltato
abbracciati ai singhiozzi
Giuramenti che sveglieranno
le Erinni addormentate

Sì amico
sì fratello
le Erinni si sono svegliate
e resteranno insonni fino all'ora
del santo processo

(Un giuramento invece di fiori per l'eroe Polikarpos Gheorgadis assassinato dalla banda degli spergiuri.
Un crimine che chiede giustizia. E ci sarà giustizia.)





Panagulis al processo nel '68



LE PRIGIONI


Anima prigioniera del corpo
Corpo prigioniero della vita
Anima prigioniera del corpo
Corpo prigioniero della vita
Vita prigioniera del tempo
Lo spirito che fugge di prigione
in prigione di nuovo cadrà
Ed è soltanto il corpo
che ha amato la sua prigione
Come evitare la morte allora?

Vita prigioniera del tempo
Lo spirito che fugge di prigione
in prigione di nuovo cadrà
Ed è soltanto il corpo
che ha amato la sua prigione
Come evitare la morte allora?


LA NOSTRA VITA


La memoria dolore
Morte l'oblìo
Un soffio la vita
Soffio che porta ai nostri orecchi
voci di amici morti
Soffio che ci accompagna
e in ogni istante
ci ricorda i giuramenti
I giuramenti e la mèta

Dentro il soffio il ricordo
soffio di vita
E la nostra vita
dentro il dolore
accanto alla morte


"A un certo punto la stanchezza di vivere torna,anima e corpo s'allentano nella rassegnazione che guarda all'indietro:guizzi involontari gli slanci, gli urli,le superdomande che non rivolgerai.Lo dice anche la poesia che scrivesti quella notte...(...) Eccola,su quattro foglietti del tuo block-notes. Che calligrafia convulsa,alterata.Di verso in verso diventa più alterata, quasi che tenere la penna in mano ti costasse una fatica terribile."



COME ANDAVANO I POETI


Come andavano girando nel passato
i poeti
e come declamavano le loro verità
verità vestite di belle parole
dai racconti battezzate
così andavo girando anch'io
in luoghi sconosciuti
ma belli al pari dei nostri
e volevo credere che
non voltavo le spalle al mondo

Non viaggio io
parlo a me stesso
pei boschi i monti le valli
non viaggio io
sono le campagne che corrono
e il mio ricordo legato agli amici
che in qualche posto
stavano aspettando
di vedermi sbucare all'improvviso
ai giorni lontani in cui
con la sola forza dei sogni
costruivamo speranze
e il dolore
ci accompagnava ovunque sempre

Alberi montagne vallate viaggiano
ed io
legato a loro che soffrivano perchè soffrivo
che piangevano perchè piangevo
che invocavan sbarre perchè ero dietro le sbarre
Solo

Sono trascorsi anni e io
senza dimenticare il dolore
ma senza diventare
ingiusto a rievocarlo
per le stesse strade vo camminando
strade che soltanto
chi ha sofferto conosce
e la mia cella anelo con nostalgia
se penso che in quei giorni davo qualcosa
che tutti capivano

E quando penso a quello che so
che accade ora
ora più di allora
senza che gli altri riescano a capirlo
neanche a intuirlo
dico:
la mia fine verrà nel modo in cui vogliono coloro che hanno il
potere.

28 Aprile 1976



L'avrei trovato quarant'otto ore dopo sotto il tuo guanciale, insieme a un quinto foglio su cui avevi trascritto le parole che Socrate dice prima di darsi la morte. "E' giunta l'ora di andare. Ciascuno di noi va per la propria strada:io a morire,voi a vivere. Che cosa sia meglio Iddio solo lo sa".









BIBLIOTECA

La nostra più grande biblioteca
(sono milioni di libri
scarseggiano i lettori)
si arricchisce sempre di più

Alle opere più antiche
si aggiungono pagine e pagine
(di vite non concluse, lo vedete)
Mentre volumi nuovi
vanno a posto sugli scaffali
nuovi libri si scrivono
da sistemare anch'essi

La nostra più grande biblioteca
Tutti vi abbiamo un posto
ma non come lettori
come testi scritti solamente

I lettori sono pochi
Sempre gli stessi
Quelli che un giorno
bruceranno con lei


(Ricordando gli schedari della polizia su tutti i greci che sono contro la dittatura .)


ITACA

Quando sbarcasti a Itaca
che tristezza avrai provato, Ulisse!
Altra vita avevi dinanzi
perché arrivare tanto presto?

Senza più scopo restavi
da grande diventavi piccolo
"Se Itaca fosse più lontana"
credo che tu mormorassi
e una nuova Itaca non volesti cercare
per paura di giungere
anche là troppo presto

Dovevi cercare all'inizio
un'Itaca tutta diversa
un'Itaca bella e lontana
che a raggiungerla
non ci prova un uomo soltanto

Questa non era la tua
perché tu solo la desideravi
Se fu vista da tanti così bella
il merito è d'Omero


4 TRISTICI

Uno sulle nuvole
l'altro sulla terra
Chi sta meglio?

Una goccia di pioggia
è giunta alla terra
È questo che voleva?

Un fiore è tagliato
e la terra
è diventata più povera
Nelle gioie e nelle tristezze
uccidiamo fiori
Ma perché?


STRADE SPORCHE

Sporche le strade denso il buio
e quando chiediamo di trovare la luce
fiammate d'inferno balzano dinanzi a noi
Quando cerchiamo una goccia d'acqua
fiumi di lava si spandono
intorno a noi

Il passo diventa più veloce
speranze e dilemmi a ogni incrocio
le piaghe aperte come se volessero
dare qualche opinione anche loro
Opinione che ancora non hanno dato
(o forse non l'abbiamo udita)

Quando infine scegliamo una strada
anch'essa chiusa nel buio
e non abbiamo più speranza
lo so
ecco ancora un bivio
sul nostro cammino

Lo sbaglio dev'essere avvenuto in passato
in un passato molto lontano
quando ci riempivano di ferite
per gettarci nelle strade sporche
Quelle che ancora percorriamo


MEMORIA - ANNIVERSARIO

Come i rami degli alberi
ascoltano
i primi colpi dell'ascia
così
quella mattina
i comandi
giungevano ai miei orecchi

Nella stessa ora
vecchie memorie
che credevo morte
m'inondavano il pensiero
simili a singhiozzi
laceranti del passato
per un domani che non sarebbe giunto

La volontà
quella mattina
era soltanto augurio
La speranza anch'essa si perdeva
ma neanche un momento ero pentito
Il plotone poteva aspettare


(Il 21 novembre 1968, di mattina, avevano preparato il plotone di esecuzione per fucilarmi a Egina. Nella cella dei morituri ascoltavo gli ordini degli ufficiali, legato e aspettando...)



SCHIAVI E TIRANNI

Urli di tiranni
che arrochiscono
ovunque suonano
Evviva di schiavi
pei tiranni
che risuonano

Vita che se ne va
sangue che scorre
dolore che rimane
nei cuori di coloro
che ancora vivono

Dentro questi cuori
nascono
le Erinni
Dentro questi cuori
ingigantiscono
e aspettano

Schiavi e tiranni
le Erinni
il sangue che scorre
non lo dimenticano

Schiavi e tiranni
avete la stessa colpa
che ritarda la rinascita
della libertà

Schiavi e tiranni
piangerete insieme
quando verrà l'ora
della libertà


(Ascoltando gli altoparlanti del carcere inneggiare alla dittatura.)



IL TUO DESTINO

In ogni ieri
l'insegnamento
grido d'esortazione

In ogni domani
la visione
sempre piena di promesse

Oggi
in ogni oggi
la lotta

Così sei andato avanti
Così andrai avanti
Questo è il tuo destino

(Durante uno sciopero della fame)

CAMPANE

No campane tonanti
non chiamate gente in chiesa
Chiamate soltanto perché vengano
quelli che non vollero dèi da venerare
coloro che pensarono forse di trovare Dio più tardi
e hanno sputato sulle formule
(concime d'incoscienza di molti)
per le quali oggi il mondo trabocca Farisei
Solo quando essi saranno assieme
nuove campane si udranno
messaggi di speranza
fatta per distruggere le chiese
che vogliono dividere gli uomini
Solo allora campane tonanti
come nelle favole
ci parlerete del passato
e non di dèi
che il tempo demolì
Ci parlerete solo
di uomini e di dolore


SENZA TITOLO

I tuoi seni uguali a ferite
(gocciolano sangue)
e per corsetto
portano garze
Guardi noi
(i tuoi occhi uguali a ferite)
e noi ci allattiamo col tuo sangue


(Durante uno sciopero della fame.)



TRISTICO

E se la notte non c'è
la stanchezza porterà l'oscurità

Chiusi nel sonno sono gli occhi


L'ABBIAMO TROVATA

La nostra fame
facemmo mangiare
E così viviamo
Dentro la nostra sete
cercammo la rugiada
Non lo crediate strano
l'abbiamo trovata!

(Durante uno sciopero della fame)



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